La mia nuova minigonna blu

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La mia nuova minigonna blu

Il desiderio inespresso

Lucia lo guardava ogni giorno dalla sua postazione, a pochi metri dalla grande scrivania in vetro dove il capo, il signor Lorenzo Martini, gestiva riunioni, scartoffie e sguardi rubati. Lei lo sapeva, lo sentiva. Non era solo un’impressione: quando passava davanti al suo ufficio, lui alzava lo sguardo, indugiava sulle sue gambe, sorrideva con quell’aria che cercava di essere professionale, ma tradiva un brivido.

Lucia era entrata in azienda da pochi mesi. Era una segretaria impeccabile, ma tutti sapevano che era molto di più: raffinata, elegante, padrona della sua sensualità. Alta, corpo sinuoso, lunghi capelli castani e una voce morbida, profonda, velata da un mistero che la rendeva irresistibile.

Era una trans, e lo dichiarava con fierezza. E nel tempo libero, lavorava anche come ragazza trans al telefono erotico, uno dei più richiesti su certe linee hot notturne. Sapeva come parlare, come sedurre, come provocare. Ma mai, mai aveva sentito un desiderio così carnale per un uomo come con Lorenzo.

La vetrina del peccato

Un pomeriggio, durante la pausa pranzo, passò davanti a una boutique. In vetrina, tra altri abiti eleganti, c’era una minigonna blu elettrico, in vinile lucido, corta quanto basta per sollevare sguardi e abbassare resistenze.

Lucia non esitò. Entrò, la provò, si osservò allo specchio. Scopriva giusto il necessario, aderiva perfettamente ai fianchi, lasciava intravedere la curva rotonda del sedere ogni volta che si chinava. Era perfetta.

“Questa è per il capo,” pensò, sorridendo maliziosa. L’indomani sarebbe andata in ufficio con quella gonna. Nessun altro giorno. Nessun altro outfit. Quello sarebbe stato il giorno della conquista.

Una giornata infuocata

Ore 8:45. Lucia entrò nell’ufficio con tacchi neri vertiginosi, camicia bianca leggermente trasparente, reggiseno blu in tinta visibile solo a chi guardava con attenzione. Ma era la minigonna a farla da padrona. I colleghi la fissavano, le donne la squadravano, qualcuno sussurrava. Ma a Lucia non importava. Lei aveva un solo obiettivo.

Alle 9:12 precise, entrò nello studio del dottor Martini con alcuni documenti da firmare. Lui alzò lo sguardo, e il silenzio fu eloquente.

La guardò, indugiando sulle gambe, poi sul busto, e poi di nuovo sulle gambe, questa volta con meno pudore.

“Buongiorno, Lucia.”

“Buongiorno, dottore,” rispose lei, avvicinandosi lentamente alla scrivania.

Si chinò per porgergli un fascicolo, e la minigonna si alzò. Lorenzo trattenne il respiro: niente collant, niente slip. Solo pelle nuda e la promessa di un paradiso proibito.

Il primo contatto

“Lucia…” cominciò lui, visibilmente in difficoltà. “Non so se questo… outfit sia adatto a un ambiente come il nostro.”

Lei si raddrizzò, occhi nei suoi. “Crede che stia provocando, dottore?”

“Sinceramente? Sì.”

Lucia sorrise, poi fece il giro della scrivania, chiudendo la porta dietro di sé. “Allora non mi resta che completare la provocazione.”

Lorenzo fece per alzarsi, ma lei lo bloccò con una mano sul petto. Salì lentamente sulle sue gambe, sedendosi a cavalcioni sopra di lui. I loro volti erano a pochi centimetri. Il profumo di Lucia, intenso e femminile, lo avvolse.

“Mi guarda ogni giorno, dottore. Si eccita. Lo vedo. Lo sento. Ma poi si nasconde dietro una scrivania e una cravatta. E se invece oggi si lasciasse andare?”

Lorenzo non rispose. Le mani scivolarono istintivamente sulle sue cosce, salendo sotto la minigonna, trovando il caldo umido della sua eccitazione.

Lucia gemette piano. “Così… sì… adesso sei tu a firmare, ma sul mio corpo.”

La scopata sull’agenda aziendale

I pantaloni di Lorenzo erano già sbottonati, mentre Lucia si alzava appena per abbassare la cerniera. Il suo membro era duro, pulsante. Lei sorrise. “Già pronto? Mi fai proprio effetto.”

Si voltò, dandogli le spalle, e si abbassò lentamente, guidandolo dentro di sé, centimetro dopo centimetro. Il piacere fu immediato, intenso, travolgente.

“Così stretta…” sussurrò Lorenzo, mentre le mani le afferravano i fianchi.

Lucia si muoveva lenta, poi sempre più veloce, mentre il rumore dei loro corpi uniti rimbalzava contro le pareti insonorizzate. I gemiti di lei si facevano sempre più alti, ma controllati. Non voleva che qualcuno fuori sentisse, almeno non troppo.

Lorenzo le baciava la schiena, la mordeva piano, ansimava come un animale in gabbia finalmente libero. Lucia si toccava davanti, sentendosi vicina al punto di non ritorno.

Con un ultimo gemito, si lasciarono andare insieme, tremando, avvinghiati. Poi restarono fermi, ansimanti, sudati. L’orologio segnava le 10:08.

“Beh… direi che è ora della prima pausa,” disse Lucia, con un ghigno soddisfatto.

Segreti da ufficio

Da quel giorno, le dinamiche cambiarono. Lucia divenne la preferita, la confidente, la cocca del capo. Ma anche la sua amante segreta. Usavano ogni pretesto per rimanere soli in ufficio: straordinari, riunioni private, “revisione report”.

Una sera, durante una finta videoconferenza, Lucia si inginocchiò sotto la scrivania mentre Lorenzo parlava con un cliente. Con lentezza, gli abbassò la zip e prese tutto in bocca. Lui cercava di restare serio, ma il viso arrossiva. Quando venne, trattenne il respiro, mentre Lucia inghiottiva tutto con un sorriso complice.

“Sei pazza,” disse lui, appena chiusa la chiamata.

“No, dottore. Sono solo molto… motivata.”

Il telefono erotico

Quella notte, Lucia tornò a casa eccitata come mai. Si mise a letto, accese la luce rossa e si collegò alla linea per adulti dove lavorava come trans al telefono erotico.

Il primo cliente della notte voleva una storia di sottomissione in ufficio.

Lucia sorrise. “Te la racconto io… è accaduta proprio oggi.”

E così, mentre si toccava lentamente, raccontò ogni dettaglio di ciò che era successo con Lorenzo: la gonna, la penetrazione, l’orgasmo violento. Il cliente ansimava, impazzito.

Quando finì, Lucia sussurrò: “E ricorda, amore… se vuoi vivere anche tu quello che ha vissuto lui… chiamami ancora. Sono Lucia, la tua trans al telefono erotico. E la mia minigonna blu è pronta per un altro capo da sedurre.”

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