Racconto erotico – Carla e la voglia di ricominciare

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Il telefono che non dorme mai

Carla, voce calda e profonda, era diventata una delle più apprezzate trans bellissime al telefono erotico per clienti che cercavano sesso orale, giochi di ruolo o semplici confidenze notturne. La sua stanza, arredata in rosso e nero, odore di incenso vanigliato, ospitava cuffie di seta e un microfono sensibile. Ogni sera, alle 22 in punto, Carla trasmetteva la propria voce in un mondo di fantasie, ricevendo miriadi di chiamate da uomini in cerca di emozioni forti.

Tra tutte le voci all’altro capo della linea, una in particolare la colpiva: Andrea, ventitré anni, voce timida ma piena di desiderio. Andrea la trovava irresistibile, e lei, pur mantenendo sempre un velo di mistero, iniziava a sentire un’inaspettata complicità.

Confidenze tra stringhe di bit

Dopo alcune settimane di telefonate, Carla e Andrea avevano stabilito un piccolo rituale: racconti di sogni proibiti, inviti a scoprire lati di sé mai esplorati e una crescente intimità che andava al di là del semplice erotismo via cavo. Un mercoledì, durante una chiamata anonima, Carla lasciò trapelare una fragilità:

“Ammetto che… il mio ragazzo da mesi non vuole più fare l’amore con me. Non capisco perché.”

Andrea, colpito dal tono di sconforto, la incoraggiò: “Forse… ha perso la voglia di scoprirti. Ma io, se vuoi, posso farti sentire desiderata.”

Quella proposta, dettata dalla compassione, fece vibrare Carla. Accettò di confidarsi di più, dando inizio a un legame fatto di parole, carezze vocali e promessa di un incontro reale.

La scintilla della fiducia

Con il passare dei giorni, Carla si aprì con Andrea come non aveva mai fatto nemmeno con il suo ragazzo ufficiale. Raccontò di come, tra gioie e insicurezze, la sua femminilità – anche quella carnale, con un membro che oscillava tra maschile e femminile – fosse stata messa in secondo piano nella relazione. Andrea ascoltava con attenzione, si congratulava per il suo coraggio e, con fare galante, cominciò a corteggiarla, convincendola che, se fosse uscita con lui, avrebbe trovato quell’attenzione perduta.

Ogni sera, prima di staccare, Andrea chiedeva: “Quando potrò vedere i tuoi occhi, non solo immaginarti con la voce?” E Carla, col cuore in tumulto, rispondeva sempre: “Presto… vedremo.”

La decisione e l’appuntamento

Dopo una lunga riflessione, Carla accettò: “Ci vediamo venerdì pomeriggio a Milano, in Duomo. Di fronte alla Galleria.” Il pensiero di trasformare in realtà quelle fantasie la emozionava. E, allo stesso tempo, la intimidiva: era la prima volta che un cliente la corteggiava fino a un vero incontro.

Andrea si spostò dal Nord-Est e arrivò in centro con un misto di ansia e stupore. Aveva appena compiuto la maggiore età, e il fascino di Carla – donna trans, affermata nel suo lavoro notturno – diventava per lui simbolo di una libertà sessuale che non aveva mai conosciuto.

La scelta dell’abbigliamento giusto

Nei giorni precedenti, Carla non fece che pensare a come apparire: doveva bilanciare eleganza e seduzione, voglia di piacere e rispetto di sé. Scartò le minigonne, ormai consumate dalla sua precedente carriera di dominatrice leggera, e optò per un capo che dominasse la scena senza esporre troppo. Scelse un abito aderente color malva, scollo profondo a V e spalle scoperte, abbinato a calze parigine autoreggenti bianche dalla balza di pizzo. Le calze, sopra il ginocchio, contrastavano con la pelle ambrata e gli davano quel tocco d’innocenza proibita che immaginava avrebbe mandato Andrea in estasi.

La sera prima dell’incontro, Carla provò l’outfit davanti allo specchio, aggiungendo rossetto borgogna e un velo di profumo floreale. Stringendosi l’elastico delle calze, si ripeté: “Lui non saprà resistere.”

L’incontro in Galleria Vittorio Emanuele

Venerdì alle 16:00 precise, Andrea la vide comparire tra la folla. Carla camminava a passi misurati, tacchi neri a spillo che cliccavano sul marmo della galleria. Il suo abito aderiva ai fianchi, le calze bianche spiccavano sulla gamba. Andrea rimase senza fiato, come un ragazzo che si ritrova a guardare per la prima volta una dea in carne e ossa.

“Ciao,” disse lei avvicinandosi con un sorriso dolce. “Sei tu Andrea?”

“Sì… sei… sei incredibile.” La voce gli tremava.

Carla gli strinse la mano, lo guardò negli occhi. “Se vuoi, possiamo fare due passi e poi… pranzare insieme.”

Passeggiata e tensione

Camminarono per il centro, tra boutique e caffè all’aperto. Ogni volta che Carla incrociava uno sguardo maschile, Andrea notava come quel lampo di desiderio fosse diretto a lei. Ma ormai c’erano solo loro due. A un certo punto si fermarono davanti a un bar. Carla ordinò un caffè d’orzo, Andrea un cappuccino.

Seduti fuori, sotto il tendone chiaro, la conversazione si fece intima: Carla raccontò di come il suo ragazzo avesse smesso di toccarla, di come avvertisse una distanza crescente. Andrea le prese la mano: “Io… non ti lascerò sola.”

Quella promessa risuonò in lei come una carezza. Sapeva che presto l’avrebbe ricompensato in modo molto più fisico.

Il trasferimento in appartamento

Dopo il caffè, Carla propose di mostrarle la sua casa, non lontano dalla stazione di Porta Garibaldi. “È piccola, ma accogliente,” spiegò. Andrea la seguì, il cuore a mille. Entrati nel bilocale, Carla prese un sorso d’acqua, poi si tolse le scarpe, invitando Andrea a fare lo stesso.

Il pavimento in parquet risuonò dei loro passi nudi. Carla lo guidò verso il divano, distese la gonna, lasciando scivolare l’orlo sul cuscino. Andrea notò le calze bianche – e sotto, l’assenza di biancheria, come aveva immaginato. Un brivido percorse la sua schiena.

Il primo contatto fisico

Carla si avvicinò lentamente a lui. “Posso baciarti?” sussurrò, allungando la mano.

Andrea annuì, incapace di parlare. Lei lo prese per il collo, lo richiamò a sé e lo baciò con dolcezza. Le labbra si sfiorarono, poi la lingua si intrecciò alla sua. Andrea rispose con passione, le mani esplorarono il dorso di Carla, risalendo fino alle spalle nude.

Quando Carla si staccò, gli occhi di Andrea erano pieni di desiderio. “Va tutto bene?” chiese lei, sorridendo.

“Sì… voglio te.”

Senza più barriere

Carla lo condusse in camera da letto, lo invitò a sedersi sul bordo del materasso. Si chinò davanti a lui, gli sfiorò l’interno coscia con una mano, mentre l’altra accarezzava le calze bianche. Andrea gemette piano.

Con estrema lentezza, Carla infilò le dita sotto la balza delle parigine e le abbassò fino a metà coscia, poi si chinò e le fece scivolare oltre il ginocchio, lasciandole cadere a terra. Andrea la guardava seduto, la pelle liscia, le gambe perfette, e il contorno del suo membro che si rifletteva nel tessuto dell’abito.

“Sai… questi piccoli giochi mi piacciono,” disse Carla, guardandolo. “Ma so che tu vuoi sentirmi davvero.”

Andrea annuì, le mani tremanti.

L’atto consenziente

Senza aggiungere protezioni, Carla si spogliò dell’abito, rimanendo in piedi solo con le calze bianche. Andrea si alzò e la fece scivolare tra le lenzuola. Si sdraiarono fianco a fianco. Carla lo invitò a girarsi verso di lei, e lo baciò con passione.

Poi Andrea la guidò a mettersi in posizione supina. Carla divaricò leggermente le gambe, offrendo il ventre e il pube, l’interno coscia ambrato. Andrea prese il suo membro flessibile e lo posò tra le sue labbra gonfie, accarezzando la pelle con delicatezza, come se stesse pregando un altare sacro.

Quando fu pronto, con la mano gli diede un colpetto leggero sulla schiena e sussurrò: “Spingi, amore mio.”

Il culmine del piacere

Andrea la penetrò con dolcezza, poi con crescente sicurezza. Il corpo di Carla rendeva la penetrazione un misto di carezza e brivido. Ogni spinta regalava un’ondata di calore ai loro sensi. Carla gemeva, incitandolo, con il ritmo del respiro che si faceva più affannoso.

Andrea, sentendone la mano sul petto e il respiro caldo sul collo di lei, aumentò la velocità. La stanza si riempì di gemiti sommessi e del fruscio delle calze bianche contro le lenzuola.

Quando Andrea sentì di non poter più trattenersi, si spinse fino in fondo, contraendo i muscoli. Carla lasciò uscire un grido di piacere, e Andrea esplose in lei, venendo con forza, con un’ondata di calore che li unì in un abbraccio intenso.

Dopo l’estasi

Rimasero immobili, il cuore che batteva all’unisono, la pelle sudata che si sfiorava. Carla guardò Andrea con tenerezza.

“Te l’avevo promesso,” sussurrò. “Non ti lascerò mai più sentire solo.”

Andrea sorrise, la baciò sul petto e le accarezzò i capelli. “Grazie per avermi scelto.”

E in quel momento, le loro vite si fusero in una complicità che andava oltre le linee telefoniche: un incontro reale, carico di desiderio e di promesse.

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