La voglia di essere trans non poteva esprimersi nella sua città

Roberto aveva sempre sentito dentro di sé il desiderio di essere qualcosa di diverso da quello che la società del suo piccolo paesino italiano gli imponeva. Da quando era adolescente, sognava di vestirsi da donna, di indossare tacchi alti e abiti di seta che accarezzassero il suo corpo in un abbraccio sensuale. Ma in quel piccolo borgo dove tutti si conoscevano e il giudizio della gente era una condanna silenziosa, non c’era spazio per i suoi desideri.
Le giornate passavano uguali, scandite dal lavoro e da sorrisi forzati. La sera, quando era solo nella sua stanza, si metteva davanti allo specchio e provava vestiti che aveva acquistato di nascosto. Un body di pizzo nero, un paio di autoreggenti che gli stringevano dolcemente le gambe, una parrucca bionda che scivolava sulle spalle. Ma ogni volta che finiva, il senso di colpa e la paura di essere scoperto lo assalivano.
Doveva fare qualcosa. Doveva scappare. Così, un giorno decise: avrebbe preso una vacanza a Parigi, la città della libertà, della trasgressione, dove nessuno lo avrebbe giudicato. Lì avrebbe potuto essere sé stesso, almeno per qualche settimana.
L’arrivo a Parigi e la trasformazione
Appena arrivato, il cuore gli batteva forte. Camminava tra le strade della città con la sensazione di respirare per la prima volta. Il suo hotel era vicino al quartiere di Pigalle, il cuore pulsante della vita notturna. Non perse tempo: si chiuse nella sua stanza e aprì la valigia con il fervore di chi aspetta quel momento da una vita.
Indossò un corsetto rosso che gli stringeva la vita, esaltando le sue curve appena accennate. Una gonna aderente in latex nero che lasciava intravedere le autoreggenti di pizzo. Ai piedi, un paio di sandali dorati con tacchi vertiginosi. Il trucco era intenso: labbra rosso fuoco, eyeliner marcato e ciglia finte lunghe come ali di farfalla.
Quando si guardò allo specchio, si sentì bellissimo. Finalmente si vedeva per quello che aveva sempre desiderato essere. Con un sorriso, uscì dalla stanza e si immerse nella notte parigina.
La scoperta di una nuova vita
Camminando per le strade illuminate dalle luci al neon, Roberto – ora Roberta – si sentiva libera. Sculettava con sicurezza, godendosi gli sguardi ammirati e desiderosi degli sconosciuti. Si sentiva potente, desiderata, parte di un mondo che finalmente l’accettava.
Entrò in un locale ambiguo, un cabaret frequentato da anime eccentriche e sfavillanti. La musica era sensuale, i corpi si muovevano in un’onda di piacere e libertà. Fu lì che incontrò Sophie, una splendida trans dai capelli corvini e gli occhi di velluto.
“Ti ho visto entrare, sei bellissima,” sussurrò Sophie, accarezzandole il viso.
Roberta sorrise e accettò un cocktail che Sophie le porse con dita affusolate. I loro sguardi si incrociarono in un’intesa silenziosa che prometteva una notte di passione.
La notte di passione
Non ci volle molto prima che si trovassero nell’appartamento di Sophie, un piccolo attico con vista sulla Senna. L’atmosfera era carica di desiderio. Sophie la spogliò lentamente, facendo scivolare le mani sulle sue curve appena modellate dai vestiti aderenti.
Le loro bocche si cercarono in un bacio profondo, mentre le loro mani esploravano i corpi l’uno dell’altro. Le unghie laccate di rosso graffiavano dolcemente la pelle, mentre la tensione cresceva. Il letto si trasformò in un altare di piacere, dove ogni gemito era un inno alla libertà che Roberta aveva sempre sognato.
Il ritorno alla realtà
Dopo quella notte, Roberta continuò a vivere la sua esperienza parigina con passione. Ogni sera esplorava un nuovo locale, incontrava altre anime libere come lei e sperimentava il piacere senza paura. Si sentiva finalmente a casa.
Ma sapeva che prima o poi sarebbe dovuta tornare al suo piccolo paesino. L’idea la spaventava, ma non più come prima. Ora sapeva che esisteva un mondo in cui poteva essere davvero sé stessa.
Una sera, mentre si rilassava nella sua camera d’albergo, si ritrovò a curiosare tra siti di incontri. Fu così che scoprì un servizio di trans al telefono erotico. Lesse le descrizioni, incuriosita. Poteva essere un modo per sentirsi ancora parte di quel mondo, anche una volta tornata a casa.
Decise di provarlo, componendo il numero con un brivido di eccitazione. Dall’altra parte, una voce sensuale la accolse, e in pochi istanti si sentì trasportata in un’altra dimensione.
Quella chiamata fu solo l’inizio. Anche una volta tornata al paesino, Roberta sapeva di poter sempre trovare una via di fuga, un modo per mantenere viva la sua vera identità. E soprattutto, sapeva che un giorno sarebbe tornata a Parigi, dove il suo vero io poteva finalmente esistere senza paura.
Si fece una foto ricordo:

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